Perchè ci impegniamo tanto ma continuiamo a provare insoddisfazione verso noi stessi? Perchè non riusciamo ad essere contenti dei nostri risultati e tendiamo a svalutarli?
Molto spesso succede quando ci siamo costruiti una serie di aspettative, quando pensiamo che per essere apprezzati e accettati dagli altri dobbiamo raggiungere determinati “standard”. Raggiungere questi “standard” diventa un dovere da cui facciamo fatica a prendere le distanze, nonostante ci faccia sentire di dipendere costantemente dal giudizio e dal confronto con gli altri.
Tutto ciò che raggiungiamo, che realizziamo, che conquistiamo, lo passiamo al setaccio, leggendolo attraverso quello che pensiamo sia lo sguardo degli altri su di noi e attraverso lo sguardo che noi abbiamo sugli altri. La paura è di fallire, di deludere, di non essere all’altezza, ed è così che ci sentiamo. Gli altri sono sempre migliori, più avanti, più capaci e ci giudicano dall’alto.
Facciamo fatica a riconoscerci i nostri meriti da un lato perchè non siamo capaci di vederli, dall’altro perchè darci valore implicherebbe il rischio di vederlo messo in discussione o di non riuscire a mantenere quella aspettativa “raggiunta”. Quando ci proviamo, ci sentiamo degli “impostori”: “cosa avremo fatto di tanto speciale? sicuramente c’è qualcuno che lo sa fare meglio…”
È difficile lasciar andare quelle aspettative, perchè in qualche modo sono diventate parte della nostra identità. Ma forse quelle aspettative possiamo farle più nostre e meno degli altri, e possiamo far sì che rispondano a domande diverse. Invece di chiederci: “sono stato abbastanza capace? Ho fatto le cose come andrebbero fatte? Gli altri sono contenti di me?” potremmo provare a chiederci: “sono stato abbastanza felice? Questa esperienza è stata abbastanza utile per me? Mi sono ascoltato abbastanza?”
Se l’insoddisfazione verso te stesso è qualcosa che conosci bene e vorresti provare a cambiare le domande che ti fai, contattami.