Ci sono delle parti di noi che reputiamo vitali. Non parliamo solo di parti fisiche – come il cuore, o i polmoni – ma anche di aspetti relativi a come vediamo noi stessi.
Sono aspetti che ci caratterizzano, che potremmo dire che definiscono chi siamo. Quando ci muoviamo nel mondo, giorno dopo giorno, lo facciamo basandoci su quell’idea di noi, su come noi ci conosciamo.
Essendo queste parti così importanti, diventiamo anche bravi a tenercele strette – a difendere quegli aspetti per cui Io sono Io. Abbiamo tante strategie per farlo, ne abbiamo inventate di ogni genere, più o meno consapevoli.
Una di queste è spingere verso il basso, schiacciare sotto il tappeto, chiudere nel cassetto – spazzare via, lontano dai nostri pensieri – tutte quelle emozioni, quei pensieri, quegli avvenimenti che ci dicono qualcosa di diverso su di noi, qualcosa che non è coerente con l’idea che abbiamo.
Perché? Perché a volte scoprire qualcosa di nuovo fa paura, perché ancora non ne conosciamo le implicazioni.
Se mi sono sempre vissuta come una persona forte – che non chiede aiuto a nessuno, che non crolla mai dalla tristezza o dalla paura, che riesce a tenere tutto a bada – quando, per una qualche ragione, la vita mi mette di fronte a qualcosa che mi fa sentire debole e mi fa sentire di non potercela fare da sola, ecco che arrivano i pensieri: “Chi sono io allora? Come posso fare qualcosa che non ho mai fatto e che non so fare, qualcosa come chiedere aiuto? Come mi vedranno gli altri, cosa penseranno di me? Posso accettare di avere delle debolezze? Come posso gestire le emozioni se prima mi sembravano controllabili e ora non più?”.
Non sempre siamo disposti a rispondere a queste domande, perché ci spaventano le possibili risposte o perché ci spaventa il fatto che non abbiamo idea di quali siano – e allora scegliamo di prendere tutte queste domande e spazzarle via, cercando di andare avanti come abbiamo sempre fatto.
Questo però ha un costo, perché ne soffriamo.
E allora, a volte, vale la pena di prendere in mano quelle domande – nonostante la fatica – e provare a esplorare le infinite possibilità che abitiamo.