L’autoregolazione è la capacità di regolare i propri impulsi ed emozioni in funzione dei bisogni e del contesto in cui ci si trova. È una funzione fondamentale perché permette al bambino di imparare a tollerare le frustrazioni, a gestire le emozioni difficili e a rispettare le regole e i doveri. Crescere senza sperimentare alcun tipo di limite e senza sapersi autoregolare porta al rischio di:
- Onnipotenza
- Aggressività
- Incapacità di stare alle regole
- Incapacità di regolarsi in base ai contesti sociali
- Incapacità di interagire positivamente con gli altri
È comunque importante non cadere neanche nell’estremo opposto: dare limiti troppo rigidi può compromettere l’autostima del bambino, in quanto quest’ultimo non ha il permesso di sperimentare le proprie capacità e sente di non avere la fiducia del genitore.
I limiti sono importanti perché, nonostante generino frustrazione e rabbia, forniscono anche un senso di sicurezza e di protezione al bambino.
Come aiutare il bambino a sviluppare l’autoregolazione nel tempo?
I limiti e l’autoregolazione sono qualcosa che dovrebbe essere insegnato già dai primi mesi di vita, con le modalità adeguate all’età del bambino. L’autoregolazione viene interiorizzata nel tempo attraverso l’eteroregolazione: il bambino impara ad autoregolarsi se prima c’è qualcuno che lo regola dall’esterno, generalmente il genitore. I bambini imparano dalle nostre risposte al loro disagio che l’emozione ha una direzione e che è possibile passare da intensa tensione, ira, paura a sensazioni di agio e protezione. I bambini che vedono trascurati i propri bisogni emotivi non sono in grado di imparare questa lezione: possono diventare passivi e inespressivi per la maggior parte del tempo, ma quando si eccitano possono perdere il controllo, perché non hanno mai avuto una guida che dall’agitazione li ha portati alla tranquillità, per cui non sanno calmarsi da soli. Anzi sperimentano l’emozione negativa come un buco nero di ansia e paura.
Nelle prime settimane, l’eteroregolazione consiste principalmente nel prendersi cura dei bisogni fisici del bambino, modificando o riducendo la stimolazione che causa il problema (fame, sonno) e attraverso un contatto rassicurante.
Nei primi mesi, quando il bambino comincia a interagire faccia a faccia con il genitore, un’interazione sensibile e sintonizzata sui bisogni del bambino gli permette di imparare a regolare i suoi affetti. Ciò significa che se il bambino sta provando un sentimento negativo, il genitore deve mostrare di comprendere tale sentimento e cercare di restituire dei sentimenti positivi e rassicuranti. Quando il bambino riesce a gestire in modo autonomo un momento difficile, la cosa migliore è limitare le proprie azioni.
Verso i 4-5 mesi, quando l’attenzione del bambino si sposta sugli oggetti, è importante aiutarlo a mantenere l’attenzione su un oggetto o su un compito. Si può usare un’intonazione particolare, seguire i segnali del bambino con espressioni facciali e vocali o aiutarlo fornendo un sostegno pratico.
Dopo i 6 mesi il bambino inizia a sviluppare un autocontrollo intenzionale: non fa più ricorso solo ad attività autoconsolatorie o all’interruzione del contatto visivo per ridurre una stimolazione eccessiva dell’ambiente ma blocca intenzionalmente alcune sue reazioni istintive a favore di comportamenti meno gratificanti nell’immediato. Per questo tipo di autocontrollo è importante la capacità di comprensione sociale, ovvero la capacità di comprendere quali sono le richieste e le regole presenti nel contesto.
Verso i 10 mesi si sviluppa il social referencing. Il genitore e le sue emozioni espresse diventano una guida per i comportamenti del bambino.
Dopo i 10 mesi è importante favorire la collaborazione in attività comuni, con genitori o altri bambini, in modo che il bambino impari quali sono le regole dell’interazione e come regolare i propri bisogni ed emozioni nella relazione con l’altro.
Con lo sviluppo della comprensione del linguaggio, si può aiutare il bambino a regolare comportamento ed emozioni attraverso il dialogo, spiegando perché certi comportamenti sono desiderabili e altri meno e parlando delle emozioni difficili.
Anche il gioco fisico porta a livelli di eccitazione alti e cercare di divertirsi senza farsi sopraffare dalle emozioni può aiutare la regolazione del bambino. Nei giochi i bambini imparano anche a regolare la propria aggressività, se è presente un genitore che contiene le loro emozioni e indica quando è ora di tranquillizzarsi.
Come porre i limiti?
- I “No”
Nei primi due anni di vita è fondamentale usare i “no” solo per le questioni veramente importanti; per il resto si possono cercare degli stratagemmi come distrarre l’attenzione del bambino, apportare delle modifiche all’ambiente, spostare determinati oggetti e mettere alcune barriere di accesso a stanze non adatte all’esplorazione. Dire sempre “no” riduce l’importanza del messaggio, quindi il bambino ne sottostimerà le conseguenze, e porta ad ottenere l’effetto opposto, in quanto per il bambino diventerà qualcosa di “proibito”, attirando la sua attenzione.
- I capricci
A 1 anno e mezzo compaiono i capricci, che sono una delle modalità che i bambini utilizzano per affermare la propria identità. Non serve urlare ed arrabbiarsi, né tanto meno assecondarli. È importante mantenere la calma, accogliere lo stato d’animo del bambino, comprendere da cosa nasce il capriccio, e aiutarlo a capire come si può affrontare. Il compito del genitore infatti non è evitare o accentuare le emozioni negative ma disciplinarle. Ascoltare il bambino lo porta a parlare e a calmarsi. In questo modo il genitore fornisce un modello al bambino su come affrontare i momenti di difficoltà.
- Le regole
Il genitore, per il bambino, deve essere una figura autorevole, capace di garantire coerenza, sicurezza e guida. È fondamentale che:
- Le regole siano chiare e concrete, adeguate all’età del bambino.
- Le regole vengano applicate con costanza e, nel caso di variazioni, che venga spiegata la motivazione.
- I genitori stessi siano coerenti rispetto alle regole che pongono, ovvero devono rispettarle.
- Quando una regola viene trasgredita, i castighi siano coerenti con essa, in modo che il bambino possa vedere il collegamento. Sono da evitare le punizioni corporali e le umiliazioni perché non aiutano i bambini a capire il comportamento giusto, in quanto il bambino non ripete quello sbagliato solo per paura della reazione del genitore. Inoltre aumentano la rabbia, la frustrazione e l’aggressività del bambino e minano l’autostima, in quanto il bambino si sente impotente e inadeguato. Infine, non insegnano a dialogare, insegnando invece che l’aggressività è un modo per ottenere ciò che si vuole.
Di fondamentale importanza è che i genitori abbiano linee educative condivise: la mancanza di accordo porta il bambino a sviluppare confusione e ambivalenza. Se un genitore pone delle regole, mentre l’altro lascia che queste vengano trasgredite, il bambino imparerà ad aggirare gli ostacoli, svilupperà un senso di onnipotenza, con la convinzione che tutto sia dovuto, e non riuscirà a tollerare le frustrazioni. È importante anche che un genitore non deleghi all’altro il compito di far rispettare le regole: in questo modo perderà autorevolezza agli occhi del bambino.
Sono i genitori stessi a fissare delle regole per i figli fondandole sui valori familiari. Bisogna da una parte accettare l’infantilismo degli infanti, ma l’eccessiva permissività va evitata. Ginott suggerisce ai genitori di pensare a un sistema di regole basato su tre zone di comportamento: verde, gialla e rossa.
- La zona verde comprende i comportamenti autorizzati e desiderati, è il modo in cui vogliamo che i figli si comportino: gli diamo totale libertà.
- La zona gialla è un comportamento che non è autorizzato ma viene tollerato in due casi: quando è un margine d’errore per principianti (bambini troppo piccoli per un determinato comportamento) o quando è un margine di errore per tempi difficili (es. malattia, divorzio). In questa zona bisogna far capire che certi comportamenti non vengono approvati ma possono essere tollerati in circostanze eccezionali.
- La zona rossa sono i comportamenti non tollerati, senza eccezioni. Sono le attività pericolose per sé o per gli altri e le attività illegali, immorali, non etiche o socialmente inaccettabili.
I genitori dovrebbero comunicare le conseguenze cui si va incontro se vengono infrante le regole. Le conseguenze sono:
- per un comportamento corretto: lodi, privilegi, attenzione, ricompense.
- per i comportamenti sanzionabili: la negazione di attenzione, la perdita di privilegi e l’assenza di ricompense. L’esclusione temporanea va bene tra i 3 e gli 8 anni se utilizzata senza parole/atteggiamenti bruschi e umiliazioni o rifiuto: serve a cessare il comportamento inadeguato e a far calmare i bambini.
È importante non cadere né nell’eccesso di frustrazione né in quello di gratificazione: il primo genera un bambino insicuro, con bassa autostima e probabili manifestazioni di rabbia, il secondo genera onnipotenza e bassa tolleranza della frustrazione.
Bibliografia
Gottman, J. – Declaire, J. (2015). Intelligenza emotiva per un figlio. Una guida per i genitori. BUR Biblioteca Univ. Rizzoli
Sitografia
Baroni, F. (2016, Ottobre 1). Bambini: le 5 “C” che insegnano il rispetto delle regole. https://www.nostrofiglio.it/bambino/bambino-3-6-anni/bambini-le-5-andquot-candquot-che-insegnano-il-rispetto-delle-regole