Piangere non è mai solo una questione di lacrime. Piangere è un’espressione di sé, di qualcosa che proviamo dentro – di qualcosa che ci divora, che ci logora, che ci spegne, che ci svuota, che ci infuoca, che ci commuove.
Piangere non è la stessa cosa per tutti. La possibilità di piangere è qualcosa che si riempie dei nostri significati: quanto sento di potermi aprire all’altro? Quanto posso fidarmi? L’altro è qualcuno che mi accetterà o qualcuno che mi rifiuterà? Verrò ascoltato o rimarrò solo? Se piango sono una persona forte o sono debole? L’altro mi accoglierà o mi metterà i piedi in testa?
Piangere non è solo un atto naturale e spontaneo – siamo noi che scegliamo se, quando e quanto aprire i rubinetti. Perché aprire i rubinetti significa far uscire qualcosa di noi, qualcosa di intimo e delicato – e questo è qualcosa che spesso desideriamo ardentemente e che allo stesso tempo ci spaventa profondamente.