Ogni tanto arriva quella sensazione – la sensazione di voler mollare il colpo.
Quella sensazione che ricorda un po’ lo sdraiarsi su un materassino, di quelli che si usano al mare, però – per una volta – senza dover tenere d’occhio la riva. Solo lasciarsi trasportare, portare alla deriva. Sentire in tutto il corpo la possibilità – se non il potere – di lasciare andare, di non dover più tenere tutto sotto controllo, di mettere da parte i doveri, le aspettative, le richieste, gli impegni, i pensieri che ci sentiamo addosso e che ci tengono vigili, all’erta, in movimento continuo e instancabile.
Basta – solo stendersi sul materassino, a pancia in giù, il volto appoggiato stancamente al cuscino. Sospingersi lentamente nell’acqua e andare, andare, andare – senza doversi chiedere dove si arriverà o cosa ci succederà. Senza averne paura. Senza elencarne tutte le implicazioni. Senza sentirsi in colpa.
Quando siamo bambini non vediamo l’ora di diventare grandi, per essere autonomi e fare le nostre scelte, per non avere più davanti gli adulti che ci dicono cosa è meglio per noi. Poi diventiamo grandi e certe volte desidereremmo tornare bambini e ritrovare quel qualcuno che – anche solo per un momento – scelga per noi, si carichi delle nostre paure e fatiche, ci accudisca – facendoci sentire al sicuro, liberi di mollare la presa.
Allora forse – ogni tanto – dovremmo imparare a lasciarci accudire. Perché lasciarsi andare non vuol dire necessariamente perdere la propria autonomia, forza ed indipendenza – può anche voler dire prendersi cura di sé.