Il concetto di attaccamento è stato elaborato da John Bowlby. Secondo lo studioso, l’attaccamento è un comportamento innato ed adattivo, volto a mantenere la vicinanza del caregiver, ovvero della persona che si prende cura di noi quando siamo piccoli. La qualità dell’attaccamento dipende dal tipo di interazioni, e dunque dalla relazione, che si crea tra il caregiver e il bambino.
L’attaccamento è un concetto fondamentale, in quanto ha dei risvolti importanti sul bambino per quanto riguarda:
- l’autostima
- lo sviluppo cognitivo
- l’autoregolazione, ovvero la capacità di autoregolare i propri desideri e comportamenti in relazione al contesto e alle relazioni
- l’immagine di sé e dell’altro
- la capacità di comprensione delle emozioni, dei sentimenti e dei pensieri altrui
- le relazioni con gli altri
- le capacità di coping, ovvero il saper affrontare e gestire i momenti difficili e le situazioni problematiche
Cos’è un attaccamento sicuro e come si costruisce?
L’attaccamento sicuro è una relazione caratterizzata da una presenza costante, responsiva e sensibile del caregiver nei confronti del bambino. Ciò significa che il caregiver è presente per il bambino, fisicamente ma soprattutto mentalmente, ed è in grado di cogliere i segnali del bambino, di interpretarli, di attribuirgli un significato e di rispondere in modo contingente e adeguato alle richieste e ai bisogni del bambino. L’essere sensibile ai bisogni del bambino implica anche la flessibilità necessaria per saper riconoscere, e di conseguenza per sapersi adeguare, al cambiamento dei bisogni del bambino nel corso del tempo.
Effetti a lungo termine
Questo tipo di attaccamento permette al bambino di:
- sviluppare un’immagine di sé positiva, di valore, e di avere una percezione di sé come persona degna di amore e fiducia, in quanto il bambino percepisce che c’è qualcuno che desidera e che è in grado di comprendere e di rispondere ai suoi bisogni. Questo gli permette inoltre di sviluppare anche un’immagine positiva dell’altro, come presente e degno di fiducia.
- sviluppare le proprie abilità cognitive attraverso il rinforzo delle sue abilità ed attraverso il sostegno nelle sue attività da parte del caregiver. Il caregiver deve quindi sostenere e facilitare il bambino nell’esplorazione dell’ambiente circostante, lasciare che svolga da solo i compiti che è in grado di svolgere e fornire invece un aiuto nelle attività che fa fatica a portare a termine, in modo che piano piano il bambino apprenda delle strategie per portarle a termine in autonomia.
- sviluppare l’autoregolazione attraverso l’iniziale etero-regolazione da parte del caregiver. Infatti il caregiver deve essere in grado di comprendere, dare significato e regolare i bisogni e le emozioni del bambino, in modo che egli possa piano piano interiorizzare questa funzione. Questo può essere fatto, ad esempio, attraverso dei rituali, ovvero delle sequenze di azioni che si ripetono, fatte col bambino in momenti affettivi e di gioco. I rituali creano un senso di sicurezza attraverso la presenza del contatto fisico, della regolazione reciproca, dello scambio affettivo, dell’ascolto. Un esempio può essere creare un rituale dell’addormentamento, caratterizzato da carezze e dalla stessa ninna nanna tutte le sere: questo fa sentire il bambino al sicuro e lo accompagna verso l’addormentamento. Se inizialmente il rilassamento viene creato grazie alla presenza del caregiver, nel tempo questo senso di sicurezza verrà interiorizzato e il bambino si addormenterà da solo. La capacità di autoregolarsi e di gestire le proprie emozioni difficili permetterà inoltre al bambino di sviluppare una migliore capacità di affrontamento delle situazioni problematiche.
- sviluppare delle relazioni positive con le altre persone. Se un bambino, grazie alla relazione avuta con il caregiver, sviluppa un’immagine di sé come degno di amore, vede gli altri come interessanti e degni di fiducia e concepisce le relazioni come potenzialmente arricchenti, allora sarà più propenso a sviluppare delle relazioni profonde e durature con altre persone nel corso della sua vita.
- sviluppare una migliore comprensione delle emozioni altrui. La presenza di un caregiver sensibile, in grado di cogliere le emozioni del bambino, di comprendere a cosa siano dovute, di dare un significato a tali emozioni e di condividerlo con il bambino, di regolare tali emozioni e di contenerle, permette al bambino di sviluppare una comprensione del proprio mondo emotivo e di conseguenza, nel tempo, anche di quello altrui.
Quali tipi di attaccamento costituiscono invece un rischio per il bambino?
- Attaccamento insicuro evitante: se il genitore è assente, fisicamente e/o emotivamente, se ha un atteggiamento di rifiuto verso il bambino, se non è in grado di rispondere, comprendere e soddisfare i suoi bisogni, il bambino svilupperà un’idea di sé come privo di importanza e di valore e tenderà ad avere aspettative negative sugli altri, in quanto i suoi bisogni, fisici ed affettivi, non sono mai stati corrisposti adeguatamente. Questo può portare il bambino a minimizzare le proprie emozioni e a reprimerle, come forma di protezione dalla delusione e dalla sofferenza, avendo di conseguenza maggiori difficoltà nell’instaurare relazioni profonde, genuine e di vero scambio e sostegno.
- Attaccamento insicuro ambivalente: se il genitore risponde in modo incoerente e imprevedibile ai bisogni del bambino, risultando così poco affidabile, il bambino tenderà a massimizzare l’espressione dei propri bisogni ed emozioni, nella speranza che il genitore risponda. Questa incostanza e inaffidabilità verrà proiettata anche nelle relazioni con gli altri, di cui il bambino non potrà mai fidarsi fino in fondo.
L’attaccamento insicuro può portare a problemi comportamentali esteriorizzanti, di tipo oppositivo o aggressivo, e interiorizzanti, come ansia e depressione.